Dizionario di liquori

L’uso delle erbe officinali nei liquori naturali
Non solo i frutti e gli agrumi sono stati utilizzati per i loro particolari benefici salutari. Il mondo della natura offre un’ampia gamma di prodotti per stare bene in salute. Annoveriamo tra questi le erbe dette officinali. Si definisce pianta officinale un organismo vegetale utilizzato nelle cosiddette “officine” farmaceutiche o erboristiche per la produzione di specialità medicinali (fitoterapia, erboristeria, ecc.). Le piante officinali sono inserite in appolisiti elenchi specifici e nelle farmacopee dei singoli Paesi.
Non è raro trovare in vecchie etichette di vermouth l’immagine di Ippocrate e persino in distillati di vino indicazioni relative alla cura del corpo. Ebbero quindi grande importanza le erbe usate per la produzione di liquori naturali e i vini medicinali, bevande ottenute grazie alla miscelazione di alcol alimentare, con erbe e piante, oppure con frutta. Potevano essere realizzate anche dalla macerazione (a freddo), infusione (a caldo) o percolazione dell’alcol o altro solvente con le parti aromatiche delle piante. Per terminare, si aggiungeva sciroppo di zucchero o fruttosio (che equilibrava anche il gusto) ed ovviamente acqua (per raggiungere la gradazione alcolica desiderata).
Presenti in quasi tutte le civiltà antiche, le prime bevande alcoliche furono prodotte grazie alla fermentazione ed usate sia per ragioni mediche, in alcuni luoghi e periodi in cui non era disponibile acqua potabile, sia per conservare le virtù delle piante, i loro principi attivi, al di fuori del periodo vegetativo o del loro tempo balsamico.
Il liquore naturale, inoltre, aveva anche funzioni igieniche (l’alcol ha proprietà antisettiche e disinfettanti), dietetiche (apporto calorico di zuccheri), oltre a rappresentare una bevanda da offrire agli ospiti (ed in alcuni casi anche afrodisiaca).
In questo breve dizionario, abbiamo raccolto, in ordine alfabetico, alcuni liquori ed amari utili allo scopo, anche per comprendere come sono state utilizzate erbe e piante per la cura della propria salute.

Amaretto di Saronno (o Disaronno)
Secondo la leggenda nel 1525, Bernardino Lumi, un pittore impegnato nella realizzazione degli affreschi del Santuario delle Grazie di Saronno, si trovava ospite in una locanda condotta da una bella dama. Colpito dalla sua bellezza, volle usare le fattezze della locandiera per un quadro della Madonna. Ella poi si sdebitò dandogli la ricetta di liquore creato con mandorle amare, erbe e brandy. Di liquori all’amaretto ve ne sono diversi, probabilmente il Disaronno (oggi così è chiamato) è stato il primo del genere.

Amer Picon
Il Picon è un aperitivo dal colore rosso, donatogli dal caramello. Tradizionalmente accompagna la birra nell’est e nel nord della Francia.
La sua storia inizia lontano dalla Francia, quando Gaétan Picon, nato nel 1809, iniziò a lavorare come apprendista alle distillerie di Aix-en-Provence, Toulon e Marsiglia. Nel 1837, arruolatosi nell’esercito, mentre era in Algeria, inventò il Picon. L’aperitivo apparteneva allora agli aperitivi di categoria Bitter (amari) con il 21% di alcool (vol.).
La sua base è particolare, poiché è elaborato a base di scorze di arance fresche ed essiccate, quindi macerate in una soluzione d’alcool ed infine messo in distillazione. A ciò si aggiungono radici di genziana e della China, macerati tutti e due insieme. Infine si completa con sciroppo di zucchero e del caramello.

Arquebuse
Infuso ricchissimo di elementi vegetali, sciolti in alcol senza aggiunta di sciroppi di zucchero. Si presenta con un colore giallo tenue, con profumo intensissimo di erbe alpine. Il suo nome originale era Eau d’arquebuse, acqua d’archibugio, per la sua presunta capacità di guarire le ferite d’arma da fuoco degli archibugieri del re di Francia. Nacque in un monastero di St. Chamond in Francia. Nell’etichetta tra i vari consigli, vi era scritto che tre gocce sullo spazzolino da denti danno un dentifricio efficacissimo. Oltre che bevuto liscio, si può gustare come aperitivo allungato con seltz e con un po’ di zucchero.

Aurum
Frutto di una miscela di Brandy lungamente invecchiati ed essenza di arancia con zucchero, si tratta di un nome inventato (su commissione) da Gabriele d’Annunzio, il quale si ispirò alla lingua latina: aurantium, arancio, e aurum oro. La sua gradazione si aggira intorno ai 40°.
Il nome del liquore venne scelto dal fondatore della fabbrica Amedeo Pomilio, una volta che gli fu suggerito, come dicevamo, dal poeta d’Annunzio.
La produzione industriale del liquore iniziò nel 1925. Negli anni Trenta, venne costruito il liquorificio, con una struttura a ferro di cavallo disegnata dall’architetto Giovanni Michelucci (vedi sotto); negli anni Settanta lo stabilimento si trasferì nel territorio del comune di Città Sant’Angelo.

B
Bairo
Amaro che nasce nel 1875 a Bormio in Valtellina e prende il nome da uno dei monti più belli del parco Nazionale dello Stelvio, dove il farmacista Francesco Peloni trovò i principali ingredienti per realizzare quest’amaro: Artemisia glacialis, genziana, menta, ginepro, cui unì eucalipto e canfora per donare al prodotto toni balsamici.

Bénédictine
Famoso liquore d’erbe e piante di 43°, prodotto da Alexandre Legrand nel 1863 a Fécamp, in Normandia. Accade che ritrova una vecchia ricetta di Bernardo Vincelli, un monaco benedettino nel XVI secolo nell’abbazia di Fécamp, andata distrutta durante la rivoluzione francese. Dopo vari esperimenti, mette a punto un liquore che in omaggio ai monaci viene chiamato Bénédictine (sulla bottiglia troverete anche la dizione ecclesiale D.O.M., (Deo Optimo Maximo).
Nella ricetta di fabbricazione troviamo ventisette erbe e spezie tra le quali issopo, melissa, angelica, coriandolo, chiodi di garofano, noce moscata, tè. Le materie prime sono essiccate e divise in cinque partite diverse, ciascuna messa a macerare in alcol per essere poi distillata separatamente in alambicco a ripasso tipo charentais. Infine, i cinque alcolati sono affinati separatamente in botti di rovere e infine assemblati con l’aggiunta di zucchero e miele, e il tutto colorato con zafferano. Il Bénédictine è esportato per oltre l’80% della produzione.

Brancamenta

Liquore amaro costituito da una base di Fernet-Branca con aggiunta di menta. Lo si può bere come digestivo, oppure usato nella miscelazione come long drink.

C

Campari

Era il 1862, quando Gaspare Campari, liquorista di professione, apre una bottega a Milano nel posto che diverrà la Galleria Vittorio Emanuele. Dopo vari esperimenti, confeziona un liquore aperitivo di colore rosso dal gusto dolce-amaro e media gradazione alcolica. Il suo nome sarà “Bitter all’uso di Hollanda”.
Il prodotto riscuote un notevole successo, tanto che dopo un po’ viene chiamato “Bitter del signor Campari”, fino a definirlo semplicemente “Bitter Campari”. Alla morte del fondatore, l’attività viene continuata dal figlio Davide (inventore tra l’altro del Cordial Campari) che impianta il primo stabilimento.
Ai giorni nostri la Davide Campari è una grande holding che vende il prodotto in 170 paesi e lo produce direttamente in diciotto. Il liquore nasce da una macerazione di erbe, piante e frutta in una soluzione idroalcolica. Per prima cosa le erbe sono messe in infusione in acqua a 100°, poi si aggiunge alcol puro e si lascia macerare. Dopo la separazione delle erbe e filtratura si ottiene una sorta di infusione aromatica la cui gradazione è intorno ai 68°, che viene addizionata di sciroppo di zucchero, acqua distillata, alcol e il colorante rosso naturale. Il tutto si chiarifica con albumina.

Dopo un periodo di stagionatura e ripetute filtrazioni che servono a eliminare il deposito più amaro, il prodotto è confezionato in bottiglia. Il Bitter Campari raggiunge una gradazione di 25°. Normalmente si beve come aperitivo, freddo addizionato di soda o shakerato con ghiaccio. Oltre al Negroni, è presente anche in un altro cocktail celebre: l’Americano.

Centerbe

Liquore abruzzese di fama secolare, quasi certamente derivante da quel digestivo ex centum erbis, citato da Plinio il Vecchio per le sue virtù similari e ottenute da un’infusione di erbe di montagna in vino e miele. Si racconta che in tempi lontani un solo eremita si occupasse della scelta delle piante e della distillazione; e poiché riusciva ad attuare il miracolo di un’esistenza solitaria ed a sopravvivere dove lupi e stagioni avverse erano costantemente in agguato, gli venne fama di mago più che di santo, forse perché i santi distribuiscono la loro generosità a santi e peccatori, mentre il misantropo alchimista cedeva il suo prezioso elisir solo a chi gli garbava.
Il modo migliore di berlo varia secondo le esigenze: liscio d’inverno, con ghiaccio e soda d’estate per togliere la sete, correttivo di caffè, tè, succhi di frutta, aggiunto secondo fantasia a cocktail e vermouth vari. Oggi il nome (Amaro Centerbe, Centerbe, Centerba, Antico Centerbe, Rosolio Centerbe) è utilizzato per indicare vari liquori (con ricetta equivalente o simile) sia di produzione commerciale che artigianale.

Chartreuse

Si tratta di un liquore nato dai Frati Certosini, un ordine monastico fondato nel 1084 da S. Brunone di Colonia, sulle pendici della Grande Chartreuse, un massiccio delle Prealpi della Savoia tra le valli dell’Isère e del Rodano.
Un giorno del 1605 il maresciallo d’Estrées, amico di Enrico IV (che godeva dei favori della sorella del Maresciallo), ricevette in dono un manoscritto di un ignoto alchimista del XIV secolo. Qui si elencavano 130 erbe diverse che davano un elisir di lunga vita. Il Maresciallo non diede molta importanza al documento, tanto che ben presto sparì dalla circolazione.
Comparve nel 1737 quando fu regalato al convento dei Certosini e destò l’interesse di frate Jérôme Maubec, ricordato nelle cronache come abile speziale. Dopo una serie di esperimenti, si ammalò gravemente. Riuscì a dettare appena in tempo le fasi essenziali della lavorazione e spirò. Frate Antonio proseguì il suo lavoro e nel 1764 redasse il documento definitivo per la preparazione di due liquori: l’Elixir de Santé e l’Elixir de table, quest’ultimo corrispondente all’attuale Chartreuse verde. I liquori ebbero successo tanto che i frati si dedicarono alla raccolta delle 130 erbe indispensabili alla preparazione: altro tempo occorreva per farle macerare, distillare, ecc. Non a caso certosino è sinonimo di laborioso e paziente.
Solo due frati conoscevano la ricetta e fu instituito un cerimoniale per garantirne la segretezza. Custodi della ricetta furono il Priore dell’Ordine e il direttore tecnico della distilleria. Quattro monaci collaboravano con il direttore e ciascuno aveva una propria mansione. In questo modo ognuno di loro custodiva un segreto e non sapeva quello degli altri. Quando il direttore tecnico moriva, il Priore nominava un successore al quale i quattro monaci riferivano la loro porzione di conoscenze. In questo modo il Priore era a conoscenza della ricetta completa. Tutto questo fino alla Rivoluzione Francese, quando i monaci dovettero fuggire, portando con sé le ricette. Una finì in Inghilterra, l’altra ricetta rimase con il monaco chiuso in prigione. Da qui, grazie a varie peripezie, il prezioso documento arrivò a dom Basile, il quale si rifugiò a Lione in attesa di tempi migliori. Dom Basile decise di venderlo a un farmacista di Grenoble, il quale non fece altro che obbedire all’editto di Napoleone che imponeva di consegnare tutte le ricette e i rimedi segreti di liquori ed altro allo Stato. Il Ministero dell’Interno esaminò la ricetta a lungo, ma non ci capì nulla e mise fine alla storia con un bel timbro con scritto “respinto”, rispedendolo al mittente.
Solo nel 1817 i Certosini rientrarono al convento, riprendendo i loro studi, ricette e quanto altro. Nel frattempo, Frate Bruno Jacquet inventò un terzo liquore, la Chartreuse gialla. Da questo momento furono numerosi i tentativi di furto per impadronirsi della ricetta. Nel 1935 un’enorme frana seppellì l’antica distilleria che fu ricostruita a Voiron, dove ancora oggi i Padri proseguono il loro lavoro di “certosini”.
Oggi lo Chartreuse si è diffuso nella sua veste tradizionale gialla, come liquore dolce, da bere a fine pasto, con un poco di Fine Champagne Cognac; la verde invece, dall’aroma più vigoroso, si beve fresca con qualche cubetto di ghiaccio o con acqua tonica o soda. D’inverno la si può bere anche calda, servita come grog o punch.

Cynar
“Contro il logorio della vita moderna” era lo spot abbinato a que-sto popolare liquore amaro italiano, a base di carciofo e altri aro-mi. Per le sue proprietà toniche è ottimo come digestivo, ma si beve anche come aperitivo o dissetante in long drink allungato con soda (o con seltz o acqua tonica), guarnendolo con fetta d’a-rancia. Cynar è probabilmente il marchio più famoso dei liquori al carciofo.

Digergoj
Liquore ottenuto dall’infusione di erbe officinali e aromatiche; a ciò vengono aggiunte le Bacche di Goji.
Queste bacche sono utilizzate soprattutto nella cultura orientale, dove sono considerate un vero toccasana. Per chi non amasse la parte erbacea del liquore, l’azienda propone un liquore di sole Bacche di Goji, chiamato “Ligoj”

Domaine de Canton
Liquore originale della Maison omonima di Jarnac. La base è il Cognac, al quale viene infuso ginger vietnamita, bacche di vaniglia tahitiane e ginseng tunisino, dolcificato con miele provenzale.
La ricetta originale aveva scopo corroborante e digestivo, nata durante l’occupazione coloniale francese dell’Indocina che vedeva però il solo utilizzo del ginger. Liquore adatto anche al consumo liscio, ma ottimo per le miscelazioni.
Originale è anche la bottiglia, che ricorda le lampade di carta orientali.

Don Bairo
Liquore amaro di bassa gradazione (21°) a base di erbe ed uva prodotto dalla Buton. La ricetta originale, alla quale ancora oggi ci si attiene, è quella di Pietro Michaeli da Bairo Canavese, divenuto famoso, con il nome di Pietro Bairo. Laureatosi nel 1493, fu archiatra dei Duchi d’Aosta. Una delle sue opere più importanti è Secreti medicinali nei quali si contengono i rimedi che si possono usare in tutte le infermità che vengono all’huomo stampato a Venezia nel 1502.

Dracula
Liquore a base di ciliegia, ribes, zenzero e peperoncino. Pare che abbia un’antica origine transilvana e che fu ideato proprio dal conte Vlad Tepes.
La ricetta è stata ripresa da una fabbrica tedesca di acquaviti e ora il liquore e molto commercializzato in Germania.

Drambuie
Liquore scozzese prodotto con whiskey, miele di brugo e una miscela di erbe e spezie.
Il nome deriva da una frase in gaelico scozzese An Dram Buidheach, che significa “la bevanda che soddisfa” grazie al suo aroma pieno ed appagante.
La leggenda narra che, il principe Charles Stuart, dopo la battaglia di Culloden, sconfitto e braccato si rifugiò presso il clan scozzese dei Mac Kinnon. Egli, per ricompensare la famiglia gli donò la ricetta del liquore che aveva perfezionato durante il soggiorno obbligato nell’isola di Skye.
Viene prodotto per la prima volta da un tal Ross, proprietario di un hotel sull’isola, entrato in possesso della ricetta tramite la famiglia Kinnon.

Fernet Branca
Nato a Milano nel 1845 con l’impiego di 27 radici e spezie macerate in alcol invecchiato per un anno in botti di rovere.
Tra gli ingredienti troviamo: rabarbaro, camomilla, genziana, scorza di agrumi, cannella, china e vaniglia, radice di liquirizia.
Famosa la pubblicità su Carosello degli anni Settanta con il famoso slogan “Fernet Branca, Digestimola”. Oltre al consumo liscio, il Fernet si può proporre anche come long drink miscelato con Coca Cola.
Sempre appartenente alla famiglia Branca troviamo anche il famoso Branca Menta, ottimo digestivo dalla marcata sensazione mentolata.

Frangelico
Il frangelico è un liquore che ha origine in Piemonte, dove 300 anni fa vivevano dei monaci Cristiani, i quali utilizzarono come ingrediente principale le nocciole selvatiche (e non solo). Il nome deriva infatti dal monaco eremita Fra Angelico, che secondo la leggenda visse sulle colline piemontesi nel XVII secolo.
Frangelico compera circa 38 tonnellate di nocciole Tonda Gentile all’anno, che vengono coltivate nelle Langhe tipica della zona del Piemonte dove viene prodotto; le nocciole una volta tostate danno origine ad un infuso che dopo essere stato distillato viene arricchito da alcuni aromi tra cui cacao e vaniglia. Da qui il gusto del Frangelico che unito al suo colore dorato e alla gradazione alcolica, lo rendono particolarmente versatile e adatto ad essere gustato sia con ghiaccio che miscelato in numerosi cocktail. La sua gradazione alcolica è 20% Vol.

Galliano

Correva l’anno 1895 quando il generale Giuseppe Galliano comandava la guarnigione di 2.000 uomini del forte di Euda Jesus in Etiopia. Menelik II, Imperatore d’Etiopia, con 80.000 uomini stringe d’assedio il forte difeso con coraggio per quarantaquattro giorni. Dopo questa eroica resistenza, viene stipulato un trattato tra le due parti. Galliano diviene così eroe nazionale e due anni più tardi il liquorista Arturo Vaccari, livornese, crea un liquore dedicandolo a lui.
Nel 1989 il liquore viene acquisito dalla società francese RemyCointreau che modifica anche la ricetta. Nel marzo 2006 viene rivenduto al fondo di investimenti europeo ABN AMRO Capital (azienda controllata dal gruppo olandese Lucas Bols).
Il liquore Galliano è ottenuto da un gran numero di erbe, fiori, bacche e radici che conferiscono un carattere originale (risaltano anice, liquirizia e vaniglia). Raramente lo si beve in purezza; lo si adopera nella composizione di numerosi cocktails, tra cui il Golden Cadillac e il Golden Dream. È venduto nelle caratteristiche altissime bottiglie di forma piramidale ed è stato citato dagli scrittori: Emilio Salgari nel racconto Lo Schiavo della Somalia e da John Fante in Full of Life.

Giffard
Giffard è un liquore prodotto dalla società con l’omonimo nome, nel comune di Avrillé in Francia.
La società fu fondata nel 1885 dal farmacista di Angers Emile Giffard. Egli vrea un liquore a base di menta con delle virtù rinfrescanti e digestive. Dinanzi al successo delle sue ricerche, Emile Giffard trasforma la sua farmacia in distilleria e nomina il suo liquore «Menthe-Pastille».

Gran Liquore Certosa
Amaro prodotto dai monaci benedettini della Certosa di Pavia (e reperibile solo presso la Certosa). Si può considerare un bitter a 40°, di colore nocciola, prodotto con trasferimento a freddo. Tra i suoi ingredienti troviamo l’assenzio, la genziana, la menta (oltre ad altre erbe). Può essere bevuto sia liscio sia con ghiaccio.

Kummel

Il Kümmel (chiamato anche kummel o kimmel) è un liquore aromatizzato con il seme di cumino dei prati, cumino e finocchio, dolce e incolore.
Secondo la tradizione, il liquore del kummel in origine sarebbe stato distillato in Paesi Bassi, durante il tardo sedicesimo secolo, da Erven Lucas Bols. Da allora è stato ripreso in Germania e poi in Russia, il principale produttore e consumatore di kümmel. Il Gilka Kümmel o Kaiser-Kümmel, prodotto a Berlino, è ottenuto da un processo di distillazione più lungo ed ha un gusto più morbido rispetto ai kümmel russi.

Mandarinetto
Liquore ottenuto tramite infusione in alcol di scorze di mandarino e successivamente distillato; il colore rosso arancio è dato dall’aggiunta di coloranti naturali.

Mastika o Mastiha
Liquore greco aromatizzato al mastic, una resina ottenuta dal lentisco o lentischio, un arbusto sempreverde tipico delle coste del Mediterraneo.
Questo liquore è un prodotto a denominazione di origine protetta dell’Isola greca di Chio.

Menta Glaciale Tassoni
Liquore alla menta dell’azienda Tassoni. Esso è frutto di una ricetta storica ottenuto dalla distillazione in alambicchi di piantine di menta. Prodotto in voga negli anni Venti, è tornato sul mercato con il solito design. Presente sia in veste bianca che verde.

Millefiori
Liquore must degli anni Cinquanta e Sessanta, di colore giallo, nato sull’onda dei liquori Strega e Galliano. Presenta sentori d’arancia e radice d’angelica; inoltre è presente un rametto di Erica all’interno con cristalli di zucchero che lo fanno assomigliare alla chioma di un albero dopo una gelata invernale.

Mirto
Liquore di origine sarda ottenuto dall’infusione idro alcolica delle bacche di mirto per alcune settimane, esso poi viene filtrato e zuccherato.
Questo prodotto è ottimo da consumarsi freddo da frigo dopo i pasti o come vuole la tradizione, a 16-18°.
Il mirto è una pianta della famiglia delle Myrtaceae, tipica della macchia mediterranea ed è un arbusto sempre verde longevo: addirittura può essere secolare.
L’impiego fitocosmetico di questa pianta risale al medioevo: con la locuzione Acqua degli Angeli si intendeva l’acqua distillata dai fiori di mirto, e si utilizzava per la cura della pelle.
Inoltre rami e foglie vengono utilizzati nella cucina sarda per aromatizzare le carni.

Mistrà
Liquore tipico marchigiano e laziale, a base di alcol di vino dove viene infuso l’anice.
Trae la sua origine dalla conquista dell’omonima città, situata a pochi chilometri da Sparta, da parte della Repubblica di Venezia, avvenuta dal 1687 al 1718. I veneziani scoprirono l’Ouzo, lo portarono in patria e lo ribattezzarono come la città conquistata. Le denominazioni francesi e austriache ne segnarono il declino in Veneto, ma nell’Ottocento, il Mistrà venne riscoperto da Girolamo Varnelli, che ne perfezionò la ricetta, partendo con lo scopo di creare un decotto contro la malaria che si era abbattuta sui pastori transumanti in Maremma.
Questo liquore, a differenza della Sambuca o dell’Anisetta, che presentano un sapore dolce, ha un gusto molto secco, ottimo per correggere il caffè o da bere liscio.

Montenegro
Questo liquore ha una storia interessante: venne definito “il liquore delle virtù” da D’Annunzio, la cui firma è ancora sul retro della bottiglia.
Il liquore tra le sue origini a fine Ottocento durante degli esperimenti di Stanislao Cobianchi, famoso distillatore ed erborista. Non sapendolo come chiamare lo dedicò alla principessa Elena Petrovich Niegos di Montenegro, sposa di Vittorio Emanuele III.
Il gusto morbido è caratterizzato da albicocche secche, agrumi, cannella e china, esso è di facile beva con un retrogusto amaro, una moderata gradazione alcolica e una buona dolcificazione.

Rosolio

Il rosolio è un liquore dolce, preparato a base di alcol, zucchero e acqua in parti eguali con l’aggiunta di una essenza. Può essere aromatizzato in vari modi (con menta, limone, cedro, vaniglia e rosa).

S

Sambuca

La sambuca è un liquore dolce, realizzato con la base di acqua, zucchero e olii essenziali della varietà di anice stellato. Poi vengono aggiunte delle erbe naturali in numero variabile, che fungono da agenti aromatizzanti del liquore stesso. Pare che la cittadina che abbia dato il nome a questo liquore sia Sambuca Val Di Pesa, anche se oggi le sue origini sono dibattute e legate ad un altro personaggio Luigi Manzi, del quale potete leggere la storia qui

Storia della sambuca: da Luigi Manzi a Angelo Molinari

Strega

Celebre liquore di Benevento, prodotto dalla famiglia Alberti. La leggenda narra che delle streghe si radunavano a Benevento intorno a un noce centenario per celebrare riti propiziatori, bevendo una pozione da loro stesse preparata (da qui il nome del liquore).
Vincenzo Alberti nei primi anni dell’Ottocento lavorava come speziale a Benevento, ma l’azienda nacque nel 1860 grazie al figlio Giuseppe. Il Liquore Strega è ancora oggi prodotto nella stessa maniera. Si realizza un’infusione in alcol di 75 erbe, tra le quali assenzio, angelica, ginepro e persino mirra. L’infusione viene distillata con piccoli alambicchi a collo di cigno, poi invecchiata per sei mesi in botti di rovere. Come colorante viene utilizzato lo zafferano. La gradazione è di 42°.
Oltre alla miscelazione, il liquore è celebre per aver dato il nome al più celebre premio letterario italiano, il “Premio Strega”, appunto, giunto alla 30° edizione nel 2016.

Taneda
Liquore tipico della Valtellina. Taneda è il nome dialettale dell’Achillea moschata, nota anche come Erba Iva, una pianta perenne delle Alpi, i cui fiori sono usati nella preparazione del liquore.

Tentura
Il Tentura (in greco τεντούρα) è un liquore tipico della città greca di Patrasso. Risale agli anni Cinquanta la sua commercializzazione, ma la ricetta è più antica.
Si prepara utilizzando principalmente cannella, chiodi di garofano, noce moscata e il vino rosso dolce tipico di Patrasso “mavrodafni”. Vengono poi aggiunti altri aromi che variano in base ai gusti del mastro liquorista.

Thibarine
Il Thibarine (si pronuncia tibarìn) è un liquore di origine tunisina a base di datteri aromatizzato o meno con erbe varie. Il procedimento di produzione prevede la distillazione nella fase finale di preparazione.
La ricetta originale venne elaborata in Svizzera dai monaci domenicani che verso la fine del XIX secolo stabilirono un monastero nella regione di Thibar in Tunisia. Da qui il nome thibarine. La sua gradazione si aggira intorno ai 40%.

Tilus
Il Tilus è un liquore tipico della Repubblica di San Marino. Si tratta di un amaro prodotto con tartufo ed erbe aromatiche della Repubblica. Si presenta con un intenso profumo ed è consigliato come digestivo; se si aggiunge dell’acqua, diventa dissetante, come molti amari.

Varnelli
Varnelli è il marchio di fabbrica che identifica il noto liquore secco all’anice (un mistrà) prodotto per l’appunto dalla Distilleria Varnelli S.p.A. di Girolamo Varnelli, con sede a Muccia (Macerata). Da alcuni anni a Cingoli è stato intitolato il locale Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri della Ristorazione e Turistici a Girolamo Varnelli, unica struttura didattica nelle marche intitolata all’illustre erborista.

Vecchio Amaro del Capo

Il Vecchio Amaro del Capo è un liquore calabrese della Distilleria Caffo di Limbadi. Prende il nome da Capo Vaticano, località raffigurata sull’etichetta.
È composto da acqua, alcool neutro, zucchero, infusi di erbe ed aromi naturali. Per la preparazione vengono fatte macerare per qualche giorno nell’alcool a 90° circa una ventina di ingredienti naturali tutti prodotti da piante che crescono in Calabria, tra i quali: mandarino, anice, arance, camomilla, ginepro, liquirizia, menta e issopo.

Vespetrò

Il Vespetrò è il nome dato a un liquore di color giallognolo, prodotto a Canzo (Como) seguendo una ricetta a base di erbe aromatiche tra le quali il coriandolo, l’anice, la scorza d’arancia e il finocchio.

La bevanda è stata commercializzata fino agli anni Sessanta, imbottigliata nelle classiche bottiglie di vetro strette ed allungate, simili a quelle del Liquore Galliano. La sua produzione terminò nel 1991, ma nel novembre del 2008 è stata ripresa grazie a una famiglia di imprenditori di Bellagio. Assieme al Vespetrò, è stato riproposto anche l’Amaro del Ghisallo, detto il Campionissimo, in onore di Fausto Coppi e del santuario del Ghisallo, dedicato proprio ai ciclisti.