(intervista) Fabio Frediani
Intervista a Fabio Frediani, sommelier
Cosa ti ricordi dell’istituto alberghiero?
Durante il percorso formativo di uno studente ci sono molti aspetti che influenzano la strada da percorrere amici, famiglia, sport; personalmente ricordo che fu una scelta dettata dalla passione. Infatti fin da piccolo ben vedevo gli operatori di sala e ciò rappresentava per me un sogno diventare maître d’hotel.
Personalmente sarò sempre grato alla scuola la quale mi ha formato molto, sia dal punto di vista etico che professionale, ha contribuito alla mia educazione e ha scaturito in me voglia di conoscere aspetti nuovi della vita lavorativa. Questo desiderio di conoscenza mi ha permesso di ritenermi molto fortunato nell’intraprendere il lavoro per me più bello al mondo: il sommelier.
Per quale motivo desideri avvicinarti al mondo del vino?
Tutto è nato a 17 anni, dopo diverse stagioni lavorative in Versilia, sentivo la volontà di crescere professionalmente. Quindi decisi di affrontare un aspetto nuovo,il vino. L’istituto alberghiero tramite il progetto terza area mi permise di iscrivermi ad un corso sul vino organizzato da O.N.A.V : lo affrontai con passione (e vi sono stati anche dei sacrifici) ma con la voglia di crescere.
Cercavo una didattica più approfondita e mi rivolsi ad A.I.S. Da loro ho trovato il mezzo migliore per accrescere la mia cultura e di conseguenza la mia professionalità.
Terminati gli studi diventai sommelier, ma volevo entrare dentro il vino. Così lasciai un ristorante dove ero diventato responsabile di sala per riprendere i libri in mano; decisi di intraprendere la carriera universitaria scegliendo il corso di laurea in viticoltura ed enologia, mentre nel frattempo iniziai a lavorare come sommelier.
Di cosa ti occupi adesso?
Attualmente sto continuando a svolgere la professione di sommelier. Ma non solo: mi occupo di vendita di vino, consulenze in ambito enologico e collaboro con vari ristoranti dove organizzo degustazioni. E per essere aggiornato, scrivo anche per un blog recensioni sul mondo del vino. Altro mio desiderio era diventare docente di sala in quanto amo la comunicazione. Proprio in virtù di questo desiderio, mi occupo di didattica all’interno della mia delegazione e continuo a svolgere i concorsi in A.I.S. Recentemente ho vinto il titolo di miglior sommelier della Liguria, ma passata l’euforia, lo considero un punto di partenza e uno stimolo a migliorarmi.Spero quanto prima di iniziare un Master in wine export management.
Cosa diresti ai nostri studenti ?
L’operatore di sala in Italia è una professione in crisi. Inoltre nuovi modi di interpretare l’hotellerie, hanno modificato le competenze, abilità e conoscenze. Molte figure professionali sono sparite, così anche modi di operare (la lampada, lo chef trancheur), ragion per cui bisogna possedere quel qualcosa in più che fa la differenza. Primo punto: l’ottima conoscenza della lingua straniera.
Consiglierei ai ragazzi di crescere con sani valori avvicinandosi fin dai primi anni di scuola al mondo del lavoro con il piglio giusto, mettendosi in continua discussione con la voglia di arrivare; cercare sempre di crescere nella propria figura professionale mantenendo umiltà, tenacia, costanza, determinazione e curiosità.