Caffellatte o cappuccino?

Troppo spesso in giro per le nostre città ci vengono proposti delle bevande che nelle intenzioni dei baristi dovrebbero essere dei cappuccini…ma in realtà si rivelano dei caffellatte 🙁

Poca crema, oppure  latte troppo bollente; o latte pieno di bolle, segno che denota una cattiva preparazione della bevanda. La quale bevanda, ricordiamolo, può costare da 1,10Euro in su, nemmeno tanto poco considerando il risultato finale!
Indigesta, non preparata al meglio, troppo bollente o all’opposto. Ma cos’è un cappuccino veramente fatto bene?
Il cappuccino è una bevanda composta da caffè espresso, latte caldo e latte schiumato (cremoso), in parti uguali. Una delle soluzioni comunemente accettate (ma non è una formula matematica esatta) è quella del dosaggio di tre ingredienti in maniera equilibrata: 1/3 di caffè espresso, 1/3 latte caldo e 1/3 crema di latte. Si prepara in un’apposita tazza da cappuccino e si può completare con una spolverata di cacao in polvere.
Secondo Vittorio Messori il nome deriverebbe dal beato Marco d’Aviano, frate cappuccino che partecipò alla battaglia di Vienna del 1683. Assaggiando nella bottega di Georg Michaelowitz il caffè fatto con dei sacchi ottenuti in premio per la vittoria contro gli ottomani, Marco D’Aviano lo trova troppo aspro e lo allunga con del latte, inventando cosí la bevanda. Curiosamente analoga leggenda circonda la nascita della brioche. È possibile che il nomignolo derivi invece dal biancore del latte solitamente circondato dall’anello scuro del caffè, simile all’ampia tonsura dei frati cappuccini o dal colore della bevanda simile a quella del loro saio.
Le operazioni per un buon cappuccino
Per prima cosa bisognerà montare il latte: infatti la consistenza della crema del latte dipende dalla percentuale di grasso del prodotto. Per questo motivo è meglio usare latte intero o (meno consigliato) parzialmente scremato, sempre freddo.
Il latte viene versato in un bricco per un terzo per poi iniziare a riscaldarlo con il lancia vapore. Questa operazione solitamente viene spiegata nei corsi specializzati oppure dagli insegnanti di Sala/Bar (se ci si trova in un Istituto per i servizi enogastronomici).
Il latte rimasto, può essere riposto in frigo, oppure in un apposito seau à glace con ghiaccio, lasciandolo sempre nel bricco.
Anche la temperatura è importante: non dovrebbe mai superare i 68°, attestandosi tra i 60 e 55 gradi.
Ecco realizzati da Barbara Bocciardo, Domenico Buondonno e Diletta Sisti, docenti AIBM.