EST! EST!! EST!!!

EST! EST!! EST!!!
Il vino del Niscioree, rosso chiaro come un rubino, delicato e gagliardo, blandì e
pacifcò le viscere dell’impaziente signor Giacomo, che in quegli anni di oidium
ben di rado bagnava le labbra nel vin pretto e beveva cupamente vin Grimelli
di acquosa memoria.
«Est, est, non è vero, signor Giacomo?» disse lo zio Piero vedendo il Puttini
guardar devotamente nel bicchiere che teneva in mano. «Qui almeno non c’è
pericolo di crepare come quel tale: et propter nimium est dominus meus mortuus est.»
«A mi me par de resussitar» rispose il signor Giacomo, adagio adagio, quasi
sottovoce, guardando sempre nel bicchiere.
«Allora, un brindisi agli sposi!» riprese l’altro alzandosi.
Viva lü e viva lee
E nün andèm foeura d’i pee.
Il signor Giacomo vuotò il bicchiere, soffò molto e batté molto le palpebre in
segno dei vari sentimenti che tumultuavano nell’animo suo mentre l’ultimo aroma e l’ultimo sapor del vino gli si perdevano in bocca; offerse la sua servitù alla
signora Teresa riveritissima, la sua devozione alla sposina amabilissima, la sua
osservanza allo sposo compitissimo; si schermì, menando le braccia e la testa,
dai ringraziamenti che gli foccavano addosso, e preso il cappellone, presa la
mazza, si avviò umilmente, soffando con un misto di compiacenza e di rammarico, dietro la mole placida dell’ingegnere pregiatissimo.


Tratto da Piccolo mondo antico di Antonio Fogazzaro, Einaudi.