Una professione sottopagata

L’appuntamento era sotto l’ombrellone di un bar, al fresco. Dovevamo fare due chiacchiere che riguardavano il mondo dei baristi (o dei barman, o dei bartender). Appena arrivò ordinammo qualcosa di fresco ed attacco’ subito. “Il problema è questo: non si trova più personale“. Gli risposi: “Lo so, è il ritornello di questa estate. Sembra nessuno voglia fare questo mestiere“. Egli continuò: “L’altro giorno mi chiama il titolare di questo bar XXXX, situato di fronte all’ingresso di una grande stazione di una delle cittadine turistiche della Campania e mi chiede un ragazzo. Caratteristiche: deve saper fare il suo lavoro, caffetteria, parlare inglese (ci sono tanti turisti), essere pulito, ordinato, cordiale. Il lavoro prevede 7 ore al giorno, SENZA giorno libero. La paga 800 euro“, concluse.

800 euro? Non lo troverà mai. O forse lo troverà: qualcuno che proprio è alla canna del gas. La prossima volta fagli tu questa proposta” – continuai. “Lei, datore di lavoro non mi dà 800, ma 600…

“600…?”, mi interruppe subito.

Aspetta, fammi finire. Sì, gli deve dire così: mi dà 600, vengo tutti i giorni, mi fa il contratto, ma nel contratto mi scrive che mi paga in percentuale anche, il 10% di quello che incassa ogni giorno. In questo modo, io lavoratore sarò incentivato a fare di più.

So che qualcuno obietterà che il contratto prevede uno stipendio più alto, certo, ma con questi cialtroni bisogna fare così (per cialtroni intendo i datori di lavoro che vogliono sfruttare fino all’osso i poveri dipendenti).

Beh, 600 euro al mese – mi interruppe il mio collega-, con una percentuale del 10% non sarebbe male. Facendo i conti, sapendo che si incassa almeno 1000 euro al giorno, sono 100 euro in un solo giorno, moltiplicato per 30 giorni, sono 3000 euro, ai quali aggiungere i 600 di stipendio fissi, sono 3600 euro al mese.

Esatto, ma questo sistema non l’ho mica inventato io, continuai. Attenzione non ti confondere con il sistema delle mance in America. Quella è un’altra cosa. Le mance, negli USA, vanno dal 8% al 100% del totale del conto. Qui stiamo parlando di una percentuale sulla vendita. Nel 1990 so che diversi ristoranti a Roma lo facevano, due anni fa a Napoli, in un ristorante sul lungomare, c’era scritto sotto il totale, il 10% per il cameriere Mario Rossi (nome inventato). Ero con una mia amica, ci divertimmo a fare i conti in tasca sui guadagni del cameriere. Circa 2400 euro al mese in più oltre allo stipendio. Insomma, in questo modo il cameriere o il barista sarebbero incentivati con questo bonus ad essere più cortesi, seguire meglio gli ospiti e VENDERE. Molti dimenticano che la disciplina di Sala che c’è negli alberghieri, si chiama sala e VENDITA.

Beh, in effetti, in questo modo anche io andrei a lavorare per 600 euro, ma con un bonus del genre. Ovviamente il datore di lavoro deve fare gli scontrini a tutti…

Ovviamente. Il sistema deve essere informatizzato.

Ma perchè non la mancia?

La mancia, continuai, non è garantita qui in Italia. Gli italiani in genere non lasciano mance, e se lo fanno è comunque una elemosina. La mancia non interessa al professionista, ci vuole qualcosa di meglio che la mancetta. Recentemente qualcuno ci è cascato sulla storia delle mance. Beppe Severgnini sul Corriere, anche Il Giornale nel 2013 aveva dedicato un articolo. anche se conclude in maniera incivile scrivendo che << (la mancia a) Napoli lasciarla è ancora segno di nobile signorilità partenopea, chi non la lascia è solo perché prima di sedersi al ristorante gli hanno scippato il portafoglio.>>

“Quindi non c’è soluzione?”

La soluzione c’è: si chiama meritocrazia. Non mi meraviglierei se poi questo datore di lavoro, direbbe: guarda ti do’ direttamente 1500 al mese e non se ne parla più. In entrambi i casi uno scopo è stato raggiunto, com soddisfazione per entrambi. Perchè SFRUTTARE un altro essere umano non è il massimo della vita.”

A questo punto la conversazione terminò. Osservammo da lontano un bar, sì, era proprio quello di cui parlavamo. Vedemmo frotte di turisti che andavano e venivano dal treno, alcuni si fermavano al bar, altri proseguivano dritto. Era una splendida giornata di agosto. Gli dissi che avrei scritto un articolo su questo colloquio, senza citare il nome del bar dello sfruttatore. Di fronte a noi c’era una grande chiesa, e prima di andarmene gli domandai un’ultima cosa. “Ma questo datore di lavoro che mi hai citato è uno di quelli che la domenica magari va anche in chiesa con la moglie”?

“Penso di sì, perché?”

Allora diglielo, sfruttare gli operai è uno dei 4 peccati contro lo Spirito Santo, quelli che gridano vendetta al cospetto di Dio. Intelligenti pauca.

 

13 agosto 2019

Luigi Manzo