Due parole sul concorso ordinario B21

Premessa: partiamo innanzitutto i complimenti a chi è riuscito a superare il primo step del concorso ordinario (la cosiddetta prova scritta). Non era assolutamente facile, e piu’ che fortuna credo ci sia stato tanto metodico allenamento, partendo però dal 2020 (studiare negli ultimi 4 mesi è quasi impossibile).

Tuttavia alcuni pensieri sulla complessità della prova le vorrei condividere. Il programma era vasto e variegato, però sembra che si sia dato più peso alla sommellerie (è stato definito un concorso per sommelier infatti). Purtroppo per chi ha redatto i quiz, il Pecup finale di un Istituto professionale alberghiero non punta solo sul vino (meno male!), ma anche su altri argomenti affini. Che sì, c’erano nel programma, ma sembra che siano stati meno evidenziati. Si potevano fare domande difficili anche sul Negroni, tanto per fare un esempio? Certo! Domanda medio-facile: il Negroni contiene a) gin, b) vermouth dry, c) whisky, d) rum. Facile vero? Tuttavia ecco un esempio di domanda difficile, sempre sul Negroni: In quale codificazione il Negroni era espresso in decimi? a) 1961, b) 1987; c) 1993; d) 2004. Come vedete è possibile complicare la faccenda.

Personalmente mi sarei comportato così: una volta inserite 5 domande di informatica e 5 di comprensione del testo, avrei inserito 5 domande medio-difficili per ogni punto del programma dell’allegato A e non solo sul vino e poco altro. Tra l’altro che le domande siano state create apposta per eliminare più persone possibili, lo si vede anche da quella del vino sudafricano (penso di non aver mai spiegato un vino sudafricano in classe, a stento si arriva a pochi italiani con le poche ore che abbiamo! Pertanto sono un docente poco preparato) o anche dalla scelta di un prodotto PAT (anziché un dop, un igp o un stg).

Resta comunque la magra consolazione che un docente aggiornato non lo si valuti con le crocette.

Prof. Luigi Manzo

 


Autore di testi per la didattica e saggi sul mondo del bar e non solo